JAPANESE FILM FESTIVAL


Recensioni dei film selezionati per l'edizione 2021 itinerante del Japanese Film Festival. I film sono disponibili gratuitamente a questo link: https://watch.jff.jpf.go.jp/page/italy/.

 

Ecotherapy Getaway Holiday di Shūichi Okita (Giappone)

Recensione di Valerio Costanzia

Sette donne mature fanno una gita nei boschi in pieno foliage a vedere una famosa cascata. Sono accompagnati da una guida tanto pedante quanto imbranata che finisce per perdersi nel bosco e lasciare da sole le sette donne.
Diretto dall'apprezzato regista Shuichi Okita, classe 1977, il film è una piacevole commedia corale agrodolce e "bucolica" in cui le singole individualità femminili emergono poco a poco nella situazione un po' buffa e picaresca in cui si vengono a trovare. Abbandonate a se stesse in un posto "selvaggio", lontano dalla civiltà, quasi come il gruppo de "Il signore delle mosche" (ma senza il sadismo del capolavoro di Peter Brook) le 7 donne iniziano ad allentare le diffidenze e le remore iniziali innescando una serie di situazioni tra il buffo e il tenero che aiutano il gruppo a "fare squadra" per cavarsela pur senza uomini. È innegabile che il film e le sue protagoniste risultino alquanto empatici, anche se forse un po' di sana cattiveria distribuita con dovizia tra un gruppo così nutrito ed eterogeneo, anche per età, non avrebbe nuociuto, anzi, ne avrebbe guadagnato sottraendolo a una drammaturgia e una regia un po' piatta, che si conclude con un classico happy end (tranne che per la povera guida).

Voto 6/10   

 

0.5mm di Ando Momoko (Giappone)

Recensione di Valerio Costanzia

Sawa è una giovane donna che fa la badante con impegno e dedizione, persin troppo, tanto che un giorno riceve la richiesta di andare a letto con uno dei vecchi di cui si prende cura. Dopo un primo stupore iniziale (la richiesta arriva dalla figlia dell’anziano) Sawa accetta di infilarsi nel futon dell’uomo, senza troppo imbarazzo, anzi, quasi convinta di non fare nulla che esuli dal suo compito di badante. A questa prima avventura ne seguiranno altre, non necessariamente sessuali, perché quella di Sawa si rivela essere, a poco a poco, qualcosa di più di una banale gerontofilia, qualcosa di molto diverso che ha a che fare con il suo istinto quasi predatore di spiare i vecchi, avvicinarli e in qualche modo assoggettarli mediante un ricatto e quindi impossessarsi della loro vita. Non solo possesso materiale di denaro o di auto, ma delle loro vite e del loro quotidiano fino a plagiarli. E tuttavia quando Sawa se ne va lascia le cose migliori di come quando era arrivata, il suo passaggio è terapeutico, come una cura, una badante dell’anima di personaggi vecchi, rosi dalla solitudine, infantili e gretti, cattivi e sprezzanti che alla fine però acquistano una nuova consapevolezza e provano a mettersi in pace con il mondo.
Tratta dall’omonimo (proprio) romanzo, la regista Ando Momoko (sorella della protagonista Ando Sakura che interpreta Sawa) realizza un film di grande respiro e durata trattando con estrema durezza, da un lato, e con altrettanta disarmante naturalezza, situazioni al limite del paradossale e del disturbante che si tramutano invece in tante piccole catarsi liberatorie. Lontano da ogni intento di analisi sociale del fenomeno della senilità, “5 mm” è semmai un film sul desiderio, infantile come nel primo personaggio che sogna di poter ancora baciare il seno materno, represso come in quello che si infila un innocente libro erotico sotto la giacca, morboso e violento come quello dell’ultimo personaggio, o irrisolto come il suo che sembra non trovare una destinazione in cui risolversi e che la porta a vagare sulla sua auto bianca. 

Voto 8/10  

 

Railways di Nishikori Yoshinari (Giappone)

Recensione di Valerio Costanzia

Hajime è un manager di quelli che fanno il lavoro sporco, chiudere stabilimenti e licenziare persone in esubero. A capo di una di queste aziende c'è un suo vecchio amico che non capisce e non ha voglia di capire le ragioni per cui il suo lavoro debba interrompersi. E tuttavia l'amico fa il suo dovere per poi pagarne, a suo modo, le conseguenze. 
Una bella occasione per riflettere sulle seconde opportunità che, a volte, la vita ti offre, sprecata da una scrittura che, dopo un inizio promettente e foriero di emozioni contrastanti, scade in un sentimentalismo banale e accomodante: perché non problematizzare la morte dell'amico o il rapporto incrinato di Hajime con la figlia e la moglie? Perché crogiolarsi in imbarazzanti situazioni da cinquantenne che si mette in discussione inseguendo pateticamente il sogno di guidare un trenino d'epoca? 
È vero che nella vita certi treni passano una sola volta, ma forse, in questo caso, per Nishikori Yoshinari sarebbe stato meglio perderlo.

Voto 4/10  

 

Tremble All You Want di Ohku Akiko(Giappone)

Recensione di Valerio Costanzia

Confusa e infelice, Yoshika è un'efficiente contabile tanto brava nel far di conto quanto sognatrice e imbranata in amore. La sua immaginazione corre veloce e le fa incontrare personaggi reali che in realtà vivono solo nella sua fantasia con i quali imbastisce discorsi frenetici sentendosi così ascoltata, compresa, considerata, al centro di quell'attenzione che il suo ego ferito le chiede. La realtà per Yoshika è però molto più prosaica, vive da sola in un minuscolo appartamento, con i suoi fossili da collezione di animali estinti e con una strana vicina che suona l'ocarina, è innamorata da quando faceva le medie di Ichi, al quale non si è mai dichiarata, e sul lavoro attira le attenzioni del buffo e strampalato Ni. Chi sarà a conquistare il suo cuore? 
Firmato dalla regista Ohku Akiko - che nel 2020 ha vinto il Premio del Pubblico alla 33° edizione del Tokyo International Film Festival con il film "Hold Me Back" per la sua “visualizzazione esilarante e spesso perspicace delle lotte interiori delle donne lavoratrici nella Tokyo moderna" - "Tremble All You Want" racconta l'educazione sentimentale della protagonista chiamata a reggere sulle proprie spalle un tour de force di emozioni contrastanti sostenute da un ritmo incalzante, con punte di non sense e intermezzi musicali che rendono il film particolarmente godibile e brioso. Se per caso vi chiedete come mai per tutto il film i due pretendenti vengano chiamati Uno e Due, la risposta sta nel loro nome.

Voto 7.5/10 

 

Café Funiculi Funicula di Tsukahara Ayuko(Giappone)

Recensione di Valerio Costanzia

Nel Caffè Funiculi Funicola c'è un tavolo speciale in cui chi si siede può tornare indietro nel tempo. Ci sono però alcune regole da rispettare: il passato non si può cambiare e, durante il viaggio a ritroso, bisogna bere una tazza di caffè senza lasciarlo raffreddare altrimenti si rimane intrappolati e si diventa un fantasma. Tratto dal romanzo "Finchè il caffè è caldo" di Toshikazu Kawaguchi, pubblicato in Italia da Garzanti, il film della regista Tsukahara Ayuco, alla prima prova con un lungometraggio dopo una lunga gavetta nelle serie TV, non tradisce il suo impianto sostanzialmente teatrale che ha nel caffè Funiculi Funicula (proprio così il titolo internazionale che fa perdere il senso di quello originale, bere il caffè finché è caldo, ovvero vivere pienamente il presente) il suo luogo di elezione. Il personaggio di Kazu, che con la sua graziosa presenza è il vero deus ex machina del locale, tira le fila dei personaggi a loro modo rappresentativi di una varia umanità che vive di rimpianti o di rimorsi e che aspira a tornare nel passato con l'illusione di mettere le cose in sesto. È Kazu infatti che nasconde il segreto più lacerante, un segreto che è sotto i suoi occhi ogni maledetto giorno che passa nel bar a servire caffè ai tavoli. Nella parte finale del film la leggerezza profusa dalla regista lascia il posto a un eccessivo tono melenso che svuota l'ambiguità irrisolta, fino ad allora, del fantasma triste.

Voto 6/10

 

Key of Life di Uchida Kenji(Giappone)

Recensione di Valerio Costanzia

Quasi come in un film di Ozu, la giovane e seriosa Kanae Mizushima, redattrice in una rivista che recensisce oggetti di lusso, decide che - anche per accontentare il padre - è giunto il momento di sposarsi, nonostante non abbia un fidanzato. Le aspirazioni nuziali di Kanae incrociano altre due identità, totalmente all'opposto, come il disperato e aspirante suicida Takeshi Sakurai e il sicario Junitsu Kondo, un sophisticated killer che, scopriremo, fa il doppio gioco con le sue vittime.
"Key of Life" viaggia sicuro sulla strada della commedia giocando sullo scambio dei ruoli (stolen identity, come nel precedente film della rassegna) che danno luogo a scene esilaranti come quella nel bagno pubblico, il frigidarium dove Kondo va letteralmente gambe all'aria. La progressiva trasformazione dei due personaggi maschili è condotta con mano sicura dal regista che sa dosare con leggerezza la sciarada degli equivoci fino all'epilogo, senza per questo banalizzare o annoiare, tutt'altro, mantenendo alta l'attenzione e facendoci amare Mizushima, Sakurai e Kondo, 3 personaggi in cerca - non di un autore - ma di un'identità smarrita. Ma poi alla fine Mizushima troverà marito?

Voto 7/10

 

Stolen Identity di Nakata Hideo(Giappone)

Recensione di Valerio Costanzia

"Se il sole esplodesse non lo sapremmo per 8 minuti... che significa? Che se il sole esplodesse, il sistema solare verrebbe distrutto ma l'onda d'urto raggiungerebbe la Terra dopo 8 minuti. Cosa faresti in quegli 8 minuti, Asami?"
Asami la sua scelta l'ha già fatta, e lo scopriremo al termine del film. Per adesso ci basti sapere che le identità violate su uno smartphone perso in un taxi finiranno per tramutarsi in identità rubate nella vita "dal vero". Nakata Hideo, il regista del celebre "Ring", non perde il gusto per il fascino perverso dei capelli lunghi e neri che occultano il volto del serial "hacker" killer protagonista del film dedito a rovistare nelle vite nascoste degli altri. "Stolen Identity" è un buon thriller "leggero", ben costruito con alcune sapienti anacronie che dinamizzano il racconto, altrimenti un po' troppo fiacco e prevedibile. Tuttavia il registro classico della detection, con la straclassica coppia poliziotto esperto ma a digiuno di social media / poliziotto novellino smanettone (e anche con un passato che incrocia il vissuto del killer) funziona, come funziona la doppia scena che si ripete nel planetarium, sotto lo sguardo protettivo e romantico delle stelle e di Nick Ray. Finale ammiccante a un sequel che puntualmente è arrivato. Attenzione a non perdere il cellulare.

Voto 7/10